SCILLATO | PARROCCHIA MARIA SS. DELLA CATENA
Il Santuario
A Scillato si racconta come sia nata la chiesa attuale. Si narra che alcune persone trasportavano, su un carro trainato da buoi, lungo la trazzera reggia “Fichera”, verso le Madonie, la statua della Madonna della Catena, commissionata a Palermo ai famosi scultori, i fratelli Gagini. Giunte nei pressi dove oggi sorge la chiesa, la statua divenne così pesante che i buoi che trainavano il carro non riuscirono più a farlo muovere. Accorsero i paesani ad aiutare a spingere il carro, perché riprendesse la marcia. Ma tutto fu inutile, il carro con il suo prezioso carico non si mosse più. Alla fine i paesani ne hanno dedotto che, se la statua della Madonna non si muoveva più, era il segnale divino che la Madonna voleva restare in quel luogo. Così si convinsero che quello era il posto dove si doveva erigere la chiesa.
Nei fatti concreti. Si ipotizza che agli inizi del secolo XV, quando il territorio di Scillato apparteneva ai Reali di Spagna con la contea di Sclafani, si inizia la costruzione della chiesa. Nel 1570 si ebbe una visita pastorale da parte della curia di Cefalù voluta da Sua Eccellenza il Vescovo Roderico Vadillo e si è redatto un inventario delle cose che appartenevano alla chiesa. Detto inventario si trova presso l’archivio parrocchiale della matrice di Caltavuturo. Fra gli oggetti e i beni inventariati elenca la statua della Madonna della Catena nell’altare maggiore, il fonte battesimale realizzato in pietra da Collesano e l’acqua Santiera.
Agli inizi del 1741 il re Carlo III di Borbone, in virtù dell’Apostolica Legazione del 1098, ordina a Mons. Johannes Angelo De Ciocchis di visitare le chiese di Sicilia e inventariare tutti i beni mobili ed immobili che costituivano il patrimonio ecclesiastico, gli introiti, compresi le gabelle ed i benefici. Il 12 maggio 1743 il De Ciocchis inizia a visitare il vescovado di Cefalù e documenta che nel Casale di Scillato la popolazione era di 195 anime e soltanto un sacerdote, addetto alla chiesa di Santa Maria de Catena con un beneficio di onze 7 e grana 18. Inoltre, la mensa episcopalis riscuoteva i prodotti di un mulino pervenuto alla chiesa cefaludense per donazione di Adelasia.
La chiesa è stata costruita a navata unica con la volta a botte ed elevata dal suolo della piazza con una scalinata di cinque gradini in pietra. All’interno, nei muri laterali, sono state realizzate sei cappelle, tre per ogni lato, con altari minori. Il presbiterio, posto più in alto dal piano della chiesa con due gradini, racchiude l’altare principale e due cappelle: Santa Lucia e San Giuseppe.
L’altare della Madonna è formato da quattro colonne sormontate da un timpano riccamente ornato da stucchi punto al centro, retto da due puttini, il simbolo dell’annunciazione “Ave Maria”. Sotto l’architrave la colomba dello Spirito Santo rivolta verso la Vergine Maria. Al centro è posta la statua della Madonna. Sovrasta tutto un rosone in stucco con i rilievi e l’agnello immolato ritto in piedi sul libro dai 7 sigilli, attorniato da quattro coppie di puttini. Il tutto sullo sfondo di un azzurro intenso.
L’arco trionfale divide il presbiterio dalla navata della chiesa. In alto al centro la scritta «Domus mea, domus orationis vocabitur» - «La mia casa sarà chiamata casa di preghiera». Al centro campeggia, sospesa, la statua del Cristo Risorto.
La volta della navata ed il presbiterio sono adornati con fiori, medaglioni con figure di Santi e Apostoli nei riquadri quadrati e rettangolari posti sia in orizzontale sia in verticale, tutti in stucco, finemente realizzati. Vicino all’arco trionfale troviamo due medaglioni con le figure di Sant'Anna e Sant’Elisabetta. Nel rettangolo superiore orizzontale gli apostoli evangelisti Luca e Giovanni che hanno parlato della Madonna. Al centro San Pietro e Paolo, il fondamento della Chiesa. Negli altri due rettangoli superiori orizzontali, gli altri due apostoli evangelisti Matteo e Marco. Nei rettangoli inferiori orizzontali i Padri della chiesa: San Girolamo, Sant’Agostino e Sant’Ambrogio. Il tutto con colori che simboleggiano il cielo con l’azzurro, la luce con il giallo ed il grigio con il neutro e di fiori che sono il simbolo del paradiso.
Ci vuole un po' per riuscire a cogliere ogni particolare di questa fitta decorazione di stucchi, così come richiede attenzione l’osservazione minuziosa dell’applicazione dei colori e della loro simbologia. L’artista ha dosato molta tecnica ed abilità a comporre i riquadri, ottenendo il risultato cromatico semplice ed austero nello stesso momento. La chiesa infonde un senso di profonda religiosità.
La torre è chiusa da una cupola di forma sferica-arabesca sormontata da una bandiera in lamiera mobile a forma di un gallo, per indicare la provenienza del vento.
All’interno della chiesa si conserva l’originario fonte battesimale, per le celebrazioni liturgiche, realizzato in pietra da Collesano intorno al XV secolo, che è stato spostato nel presbiterio durante i lavori di ristrutturazione e consolidamento ultimati nel luglio del 2000.
Il 31 maggio 2000 Sua Eccellenza Rosario Mazzola, Vescovo di Cefalù, accogliendo l’istanza dei parrocchiani della comunità, ha decretato l’erezione canonica della chiesa parrocchiale di Scillato alla dignità di Santuario Maria SS. della Catena.
La Madonna, simulacro della scuola del Gagini, è realizzata in marmo bianco con la mano destra regge una melagrana e una catena. Il Bambino Gesù, seduto sul braccio sinistro della Madre, poggia la mano destra sulla melagrana, con la sinistra regge un libro.
La melagrana è simbolo di fecondità e di prosperità, spaccata e aperta è segno di buon augurio. San Giovanni della Croce considera i semi di melagrana come simbolo delle perfezioni divine nei loro innumerevoli effettivi, la rotondità del frutto è espressione dell’eternità divina, la soavità del succo è il godimento dell’anima che ama e conosce.
I Padri della chiesa hanno visto nella melagrana un simbolo della chiesa stessa: «come la melagrana contiene sotto un’unica scorza un gran numero di semi, così la chiesa unisce in una sola fede i popoli diversi». Nella tradizione biblica e cristiana la mano è simbolo di potenza e supremazia, la mano a volte è paragonata all'occhio: anch'essa vede, alla parola: anch'essa parla. Tutto il simbolismo della melagrana è operato dalla potenza divina di Cristo, che poggia la mano su di essa.
La catena è in genere il simbolo di legami: lega due poli o due persone; è simbolo di legame del male e del bene. Nell’icona la catena ha il significato liberante, essa termina con una manetta aperta. È l’azione liberante di Cristo che è venuto «non per i sani ma per gli ammalati» e che vuole raccogliere tutte le genti in un solo ovile sotto un solo pastore. La manetta è aperta, perché Cristo, per la sua morte e resurrezione, libera dalla schiavitù del peccato.
Il Bambino tiene in mano un libro, simboleggia la rivelazione, egli è manifestazione. Il libro chiuso conserva il segreto, il libro aperto è la comunicazione del contenuto a coloro che lo leggono o che ne ascoltano la lettura. Cristo propone la sua rivelazione il suo insegnamento. Il Cristo è rivolto al popolo, mentre la Madre che rappresenta la chiesa, guarda il figlio.
Nella facciata anteriore del piedistallo del simulacro della Madonna, vi sono effigiati i coniugi committenti dell’opera. Sono entrambi in ginocchio: lei col capo velato, lui a capo scoperto; lei recita il Rosario, lui legge il libro. È evidente il riferimento e il collegamento con il libro che tiene in mano il bambino Gesù: il libro della vita.
Nelle facce laterali vi sono scolpite le teste di due giovani: forse sono i figli dei committenti. Si potrebbe ipotizzare che l’occasione di questa committenza possa essere stata qualcosa che cointeressava tutta la famiglia. Gli spigoli anteriori del piedistallo sono tagliati, e nella smussatura vi sono raffigurate: a destra una fontana zampillante, e a sinistra un fonte. Sono simboli augurali per gli stessi committenti e per i loro figli. Scillato, da sempre è collegata all’acqua per le sue sorgenti inoltre, la fontana zampillante è simbolo di vita, di immortalità e di giovinezza perenne: l’acqua zampillante è sempre nuova e rinnova; è simbolo di immortalità, di perenne giovinezza. Una fontana zampillante acqua fresca si trova in tutte le raffigurazioni del giardino dell’Eden dove la vita si doveva rinnovare perennemente.
Testo tratto dalla monografia di
Giacomo Frisa, “Xillatum, Xillati, Scillato”, 2005, pp. 138, 139, 140, 145, 146, 147, 148, 149 e 151.