Cappella e tela Madonna dei Miracoli - Unità di Pastorale Sinodale

Vai ai contenuti
BASILICA DI COLLESANO | MADONNA DEI MIRACOLI
La Cappella
Nella sua configurazione attuale, la cappella della Madonna dei Miracoli è il risultato dei vari interventi di modifica strutturale e decorativa che si sono succeduti nei secoli.
La prima modifica che la riguarda è quella operata negli anni ‘30 del Seicento: la zona absidale della navata sinistra viene profondamente trasformata per costruire la nuova cappella del Crocifisso a pianta quadrata. L’intervento consegue un pieno equilibrio simmetrico con la cappella del Sacramento della navata destra, costruita una decina di anni prima. Costruzione del cappellone centrale e delle due cappelle del Sacramento e del Crocifisso rientrano certamente in un unico disegno progettuale per la cui realizzazione occorre un impegno, anche finanziario, di oltre un ventennio.
Tra il 1632 ed il 1636 la nuova cappella, dedicata al Crocifisso, viene decorata con stucchi e affreschi eseguiti, secondo Rosario Gallo, dal collesanese Giovanni Giacomo Lo Varchi. Gli stucchi, che secondo C. Filangieri sono invece dovuti alla bottega dei li volsi da Tusa, conservati fino a oggi, raffigurano Davide, Isaia, Mosè, Geremia, Giobbe, Salomone, mentre gli affreschi propongono storie della passione di Cristo. Si tratta di un messaggio cristologico fortemente unitario, certamente ispirato dal colto clero locale, che oggi si è “smarrito” per la perdita di vari affreschi originari dei quali rimangono soltanto, sul lato destro, Cristo alla colonna e Pilato che mostra Cristo al popolo, in alto. Gli affreschi superstiti, che lasciano rimpiangere quelli perduti, mostrano le buone capacità disegnative e compositive del Lo Varchi.
Sia sugli stucchi che sugli affreschi mancano, fino a ora, documenti che ne attestino in maniera certa la paternità, anche se il Lo Varchi, oltre che come pittore, è documentato anche come stuccatore attivo in varie chiese di Collesano.
Sull'altare della cappella, in origine, viene collocato il Crocifisso, “venuto da Roma”, oggi ubicato sulla parete della navata destra.
Tra il 1658 ed il 1660, per intervento del concittadino Salvatore Oddo protonotaro apostolico e beneficiane di Santa Maria di Costantinopoli in Roma, la chiesa madre di Collesano ottiene dal vescovo di Perugia, Marco Antonio Oddo, le reliquie dei santi martiri Marco, Giacinto e Basilla. L’arrivo delle reliquie nel nostro centro, 6 dicembre 1660, avviene in un clima di grande fervore religioso, in un’atmosfera di “glorioso trionfo”.
Le reliquie, collocate ancor oggi nell'altare della cappella, sono custodite in una cassa di cipresso pennellato d’oro mentre, per la custodia del sangue di San Marco, nel 1668 viene fatto un “reliquiario di massiccio e ben lavorato argento” costato oltre 60 scudi. In quelle circostanze viene istituita la festa annuale dei Santi Martiri che la curia vescovile di Cefalù, con provvedimento del 2 dicembre 1687, stabilisce per la prima domenica di settembre. Già dal 1681 le autorità civili avevano concesso la fiera franca, disciplinata da appositi capitoli, da svolgersi il 1 settembre di ogni anno. La festa viene celebrata fino agli anni ‘50 del Novecento.
Il cambio nella dedica della cappella avviene nel 1846. In quell'anno, al termine della processione della Patrona, il popolo si rifiuta di riportare il quadro di Maria Santissima dei Miracoli nella propria cappella sita nella chiesa dei cappuccini (piano del cimitero) e, di forza, lo colloca nella cappella del Crocifisso in chiesa madre. Sembra che alla base degli avvenimenti che, a quanto pare, hanno avuto pure risvolti tumultuosi, ci siano stati dei forti contrasti tra i Cappuccini da un lato ed il Comune e il popolo dall’altro. Sugli avvenimenti che hanno uno sviluppo di parecchi anni è stato individuato un voluminoso carteggio conservato presso l’archivio storico diocesano di Cefalù. Dal 1846 la cappella è dedicata alla Madonna dei Miracoli.
LA TELA DELLA
Madonna dei Miracoli
La tela della cappella, comunemente indicata come quella della Madonna dei Miracoli, raffigura l’annunciazione.
In origine essa si trovava nella chiesetta fuori le mura, sottotitolo dell’Annunziata, dove, pare attorno al 1450, si stanziarono i domenicani provenienti dal loco di Isnello. Con il 1560 i frati domenicani abbandonano il loro primitivo insediamento in località Gioppo per l’insalubrità dell’aria, malarica, e si trasferiscono nel nuovo convento dell’Annunziata nuova (odierno municipio). Nella chiesa dell’Annunziata, detta ora dell’Annunziata vecchia, rimasta incustodita e senza culto, a partire dal 27 aprile 1571 si manifestano una serie di fatti prodigiosi che la tradizione collesanese indica come i miracoli di Maria Santissima. È così che, dal 1580, la chiesa ritorna a essere officiata e il culto di Maria si sviluppa in una sua cappella, ora dedicata a Maria dei Miracoli, di patronato del Comune di Collesano. Tra il 1587 ed il 1594, nel convento annesso si insediano i Carmelitani che poi si trasferiscono in quello di Santa Maria dell’Itria di Palermo. Col 1594, chiesa e convento passano ai Cappuccini che li deterranno fino alla legge sulla soppressione delle corporazioni religiose del 1866, mentre la cappella della Madonna dei Miracoli rimarrà sempre sotto il patronato del Comune.
Inizialmente il quadro della Madonna non viene portato in processione. Soltanto in occasione di qualche pubblica calamità viene trasferito in chiesa madre e “non veniva restituito a quella dei cappuccini se non dopo che si era esaudita la grazia impetrata”.
Con l’8 settembre 1641, dietro richiesta di popolo, clero e amministratori comunali, la Madonna dei Miracoli viene ufficialmente eletta patrona di Collesano, subentrando a San Giacomo.
Giorno festivo, con importante fiera franca concessa sin dal 27 aprile 1574, sarà a lungo il 27 aprile di ogni anno in ricordo del 27 aprile 1571, data alla quale la tradizione locale riconduce l’inizio dei miracoli di Maria a Collesano. Dietro petizione popolare a partire dal 1700 il quadro viene condotto in processione ogni 10 anni, mentre non si conosce con certezza da quando la processione è diventata annuale. Solo nel 1898 la Sacra Congregazione dei Riti accoglie la richiesta di spostare la festa, per probabili esigenze climatiche, al 26 maggio, giorno che si riconnette all’ultimo evento miracoloso registrato il 26 maggio 1643.
E probabile che la tela, di autore ignoto, risalga alla fine del Quattrocento  - inizi Cinquecento, se è fondato il fatto che dal culto ad essa collegato prende titolo il primo convento domenicano collesanese. Anche lo storico locale Giuseppe Tamburello la data al ‘400: “l’espressione della figura della vergine arieggia i primi anni del Rinascimento. Gli addobbi nel paludamento, i costumi indossati dal paggio danno la forma del vestire quattrocentesco”. Nello schema iconografico, la tela si collega a modelli tradizionali. La Madonna, in atteggiamento ritroso, viene colta nell’atto dell’Annunciazione dell’Angelo Gabriele; tra le due figure, un vaso con triplice Giglio simboleggia la verginità della madre di Dio prima, durante e dopo il parto. Nel 1643 la tela viene totalmente ridipinta a opera di Giovanni Giacomo Lo Varchi che non tocca, però, il volto della Madonna e del Gabriele, ma aggiunge in alto il Padre Eterno, elegante inserto novelliano. Nel 1907 la tela viene ritoccata dal termitano Michele Ciofalo ed infine, nel 2009, restaurata da Elisabetta Carcione della ditta Nonsoloarte, mentre la cornice argentea del quadro e restaurata dall’argentiere palermitano Antonino Amato.
Di difficile lettura stilistica, proprio a causa dei molteplici interventi, l’opera sembra connotata da un linguaggio eclettico, di transizione tra il tardo gotico ed il Rinascimento su cui si innestano spunti manieristici.
Un consistente intervento di manutenzione della cappella viene fatto negli anni 1870  - 1871 quando vengono restaurati gli stucchi e viene costruito il nuovo altare della Madonna .
Più recentemente, attorno al 1965, sulla decorazione della cappella, laddove prima erano gli affreschi del Lo Varchi, interviene Luigi Maniscalco che esegue alcune pitture in finto mosaico nella volta e due affreschi, ai lati della tela centrale, che propongono miracoli della Madonna. L’affresco di sinistra rappresenta una bambina che cade nel vuoto da una finestra del castello e viene salvata, secondo quanto riferisce la stessa, da una donna somigliante a quella raffigurata in un dipinto della quadreria dei feudatari. Si tratta del quadro della Vergine Annunziata che da allora, per decisione del Conte, viene dato alla chiesa dell’Annunziata. Il secondo affresco si riferisce all'evento prodigioso del 26 maggio 1643: “miracolo della Vergine che sudando e con altri portenti diverte (distoglie) il popolo da una grande eccidio”, come riporta R. Gallo che sugli avvenimenti raccoglie testimonianze dirette. In un periodo di grande carestia, con il popolo che soffre la fame e i proprietari che speculano sul prezzo del frumento, si profila la rottura violenta dell’ordine pubblico con i popolani che si preparano ad assalire e dare alle fiamme le case di benestanti. Quando tutto sembra precipitare, inaspettatamente si sente il tintinnio delle campane della chiesa dei cappuccini che suonano da sole e al popolo accorso in massa si presenta “il volto sacrato dell’effigie miracolosa, tutto mesto e pallido (che) grondava copioso sudore. A tale vista gli astanti prorompono in dirottissimo pianto di tenerezza”. Si grida al miracolo, il popolo con sensi di vera compunzione, già calmo e divoto, fa ritorno in paese. La grettezza dei proprietari di frumento si converte allora in generosità".
Ancora oggi, presso l’archivio storico diocesano di Cefalù si conservano le originali deposizioni giurate dei testimoni ai fatti prodigiosi del ‘500 e del ‘600, raccolte nel manoscritto del Gallo e pubblicate dal sacerdote Gaetano Micciancio. Il finto mosaico della volta rappresenta, tra l’altro, La Pentecoste, l’Assunzione di Maria, la Crocifissione. Luigi Maniscalco, pittore e scultore molto prolifico, che manifesta una inclinazione particolare per l’arte sacra, a Collesano realizza anche la copia del Crocifisso di frate Umile da Petralia che si conserva nella chiesa di Santa Maria di Gesù.


Testo tratto dalla monografia di
Rosario Termotto, “Collesano. Guida alla Chiesa Madre Basilica di S. Pietro”, 2010, pp. 43, 44, 45 e 46.
Bibliografia: Gallo, ms. 1736, f. 328 | Micciancio, 1906, pp. 36-42 | Tamburello, 1908, pp. 15-16 | Termotto, 1992, pp. 58-59 | De Marco Spata, 1994, pp. 202-203 | Failla, 2009, pp. 5-7
Scopri le altre opere
Copyright 2024 ups-cospi.it | Website created by Salvo Ilardo
Unità di Pastorale Sinodale
Collesano | Scillato | Piano Zucchi
E-mail: cospi.ups@gmail.com
SEGUICI SU
Torna ai contenuti