Dolenti - Unità di Pastorale Sinodale

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BASILICA DI COLLESANO | GRUPPO SCULTOREO IN LEGNO POLICROMO
Dolenti
Il gruppo scultoreo in legno costituito dalla Vergine Addolorata e da San Giovanni Evangelista, raffigurati come i Dolenti, sono due preziose opere di origine senese realizzate nei primi decenni del XV secolo. L'alta qualità della manifattura e le loro connotazioni stilistiche consentono di attribuirne la paternità a un grande nome della scultura lignea senese: Francesco di Domenico detto di Valdambrino, amico di Jacopo della Quercia e di Lorenzo Ghiberti, quest'ultimo nel 1401 aveva partecipato al famoso concorso per la seconda porta del Battistero di Firenze.
Francesco di Domenico Valdambrino (1375-1435), è un artista pre-rinascimentale, in attività tra Trecento e Quattrocento, il cui soprannome deriva dalla zona di provenienza del padre, la Val d'Ambria.
I Dolenti di Collesano, probabilmente realizzati su committenza dei Ventimiglia, sono caratterizzati da un pregevole intaglio e da una raffinata policromia.
La Vergine Addolorata è molto simile stilisticamente ad un’altra Vergine Addolorata dello stesso Valdambrino, realizzata agli inizi del XV secolo e che si trova a Pisa, nel Museo Nazionale di San Matteo. Il volto pallido e dall'espressione triste, con le guance appena rosate, è incorniciato dai capelli lumeggiati d’oro. Gli abiti che indossa sono costituiti da un mantello blu con decori e bordure in oro, mentre la veste è di colore rosso vermiglio e decorazioni di foglie in oro. La scultura ha una postura semplice, con un movimento appena accennato del corpo, con la mano sinistra che tiene il panneggio del mantello, mentre con la mano destra benedice.
San Giovanni Evangelista indossa un mantello di colore rosso vermiglio con decorazioni in foglie dorate. La veste sotto il mantello è di colore grigio verde, con bordure dorate. Anche i capelli hanno dei riflessi in oro. La scultura ha una postura piuttosto naturalistica, con un movimento appena accennato del corpo e con le mani portate sul petto e giunte in preghiera.
La formazione di Francesco Valdambrino avvenne a Siena, intorno al 1390, nella bottega del padre di Jacopo della Quercia, l'orafo e scultore Piero d'Angelo, prima che questi si trasferisse a Lucca (1394). Francesco e Jacopo della Quercia raggiunsero Piero a Lucca forse intorno al 1395-96.
All'interno della prima fase di Francesco a Siena e a Lucca, tra il 1395 c. e il 1407, il gruppo dell'Annunciazione a Pisa, la statua della Madonna con il Bambino, firmata e datata 1403 per la chiesa di S. Andrea a Palaia, vicino Pisa, e la statua di S. Nicola da Tolentino, documentata al 1407 per la chiesa di S. Agostino ed oggi in S. Maria Corte orlandini, sempre a Lucca, offrono punti di appoggio per l'attribuzione e la datazione di altre opere. Tra il 1403 e il 1407 si verificò nella produzione di F. un cambiamento: si può osservare un passaggio da proporzioni allungate a proporzioni più plastiche, un aumento di realismo e un'accresciuta scioltezza nelle pieghe dei drappeggi.
Il trasferimento da Lucca a Siena all'inizio del 1408 rappresentò una cesura nella vita di F. piuttosto che nella sua opera. Tuttavia le statue monumentali - statue assise documentate al 1408-1409 dei santi patroni della città di Siena, tre delle quali (Crescenzio, Savino e Vittore) sono conservate in forma di busti (Siena, Museo dell'Opera del duomo) - raggiungono una bellezza classica tale da qualificare i lavori precedenti come opere giovanili. Sono stilisticamente molto vicini a queste figure i due Angeli con candelabro (Siena, S. Martino) e, soprattutto, le statue dell'Annunciazione già in S. Francesco ed ora nel Museo d'arte sacra di Asciano, il S. Antonio abate a San Gimignano (Museo d'arte sacra) e il Crocifisso della chiesa di S. Egidio a Montalcino.







La terza fase del percorso artistico di F., che va dal 1420 circa fino alla morte, ha in alcune opere datate 1425 - il S. Antonio abate, proveniente dalla chiesa senese di S. Antonio a Fontebranda ed oggi in S. Domenico a Siena, e il S. Pietro in trono, già nell'omonima chiesa di Montalcino e ora nel locale Museo civico - i punti di riferimento per le attribuzioni di altri lavori.
Le opere della seconda fase creativa di Francesco Valdambrino, che durò fino al 1420 circa, sono caratterizzate dalla sicurezza nella costruzione statuaria, dall'armonia e pienezza delle forme, dal ritmo e dalla bellezza nel fluire dei drappeggi, e anche dalla naturalezza, dalla calma dignità dell'atteggiamento, dalla serenità e scioltezza del movimento. Verso la fine di questo periodo la tensione interna comincia a diminuire e la modellazione inizia a perdere qualcosa in energia e morbidezza.







Invece le statue dell'Annunciazione in S. Maria in Vitaleta a San Quirico d'Orcia e quelle, dal medesimo soggetto, nella cattedrale di Montepulciano, furono scolpite negli ultimi anni: esse mostrano un certo manierismo tardogotico, una maggiore plasticità delle forme e una ridondanza dei drappeggi, il cui movimento assume un valore autonomo.
Scultore dalla fisionomia marcata, nel suo linguaggio formale Francesco di Valdambrino non si rifece né a Nino Pisano né a Jacopo della Quercia e, a differenza di quest'ultimo, non fu un innovatore. Per questo, nell'epoca del passaggio al Rinascimento, rimase un maestro tardogotico. Francesco trovò nella scultura in legno policromo una forma di espressione a lui congeniale, dal momento che questa permetteva, meglio della figura plastica in marmo bianco, un contatto più semplice e immediato tra le sacre figure e i fedeli.

Sitografia: treccani.it
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)
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