BASILICA DI COLLESANO | UN NUOVO CONCETTO DI SPAZIALITÀ
Croce dipinta
Autore: Ignoto pittore della metà del XV secolo
Datazione: Metà del XV secolo
Provenienza: Chiesa di Santa Maria della Misericordia | ubicazione precedente sconosciuta
L’ubicazione originaria della quattrocentesca croce dipinta è incerta. Prima del restauro degli anni ‘80 del Novecento, essa giaceva completamente dimenticata, abbandonata e molto deteriorata in un angolo della cinquecentesca chiesetta di Santa Maria della Misericordia, dietro il portone d’ingresso. È molto probabile che essa in origine fosse collocata nella chiesa di Santa Maria la Vecchia, matrice fino al 1548, nelle cui adiacenze l’antica confraternita del Crocifisso mantiene ancora il proprio oratorio e dove una cappella dedicata allo stesso Crocifisso è oggi decorata con un Crocifisso in legno di pioppo, dovuto ai Bagnasco che lo eseguono intorno al 1880. Varie opere, infatti, nel 1927 vengono spostate dalla stessa chiesa in altri edifici religiosi, per esigenze cautelari. Tipologicamente, la nostra croce si colloca in una fase di transizione tra quelle tardo trecentesche - primo quattrocentesche dal perimetro compatto e lineare e quelle del pieno Quattrocento caratterizzate da una maggiore articolazione (G. Davì). Anche se poco leggibile, la nostra opera va datata alla metà del Quattrocento. Giulia Davì rileva che “la duplice inflessione all’interno del perimetro del braccio inferiore… trova un primo generico riferimento nella smussatura… delle croci di Cefalù… San Giovanni dei Lebbrosi ed un più puntuale riferimento nei più tardi esempi di Piazza Armerina, Agira, Termini Imerese e Caccamo, riferibili queste ultime al ‘400 avanzato”.
Dipinta soltanto sul recto, cosa poco usuale nelle croci di area palermitana del periodo, essa presenta il tradizionale repertorio iconografico: Cristo morto con l’aureola al di sopra della corona di spine, il nimbo dorato, la scritta INRI, in alto il pellicano, nei capocroce rettangolari laterali San Giovanni e la Madonna, in basso la Maddalena. Carica di valore simbolico, la figura del pellicano, che nutre e salva i suoi piccoli col proprio sangue che fa fuoriuscire beccandosi il petto, ben rappresenta Cristo che salva l’umanità immolandosi sulla croce. La presenza di San Giovanni Evangelista e della Madonna riporta ai testimoni della crocifissione, mentre quella della Maddalena, che consente una puntuale datazione dell’opera, richiama ancora una volta il valore salvifico del sacrificio di Cristo che, col proprio sangue, lava i peccati dell’umanità tutta.
Dal punto di vista stilistico, siamo di fronte ad un pittore che, come è stato notato dalla critica (G. Davì, M. C. Di Natale), innesta sul linguaggio figurativo ancora di gusto gotico doloroso (le dita delle mani contratte, il capo fortemente reclinato) “un nuovo e ben chiaro concetto di spazialità” che avvicina la nostra opera agli “aggiornamenti che l’arte rinascimentale veniva imponendo alle stanche e ripetitive formule del gotico internazionale” (G. Davì), frutto di una nuova visione dell’uomo e del mondo. Ancora la stessa studiosa nota che la croce di Collesano presenta “una misurata, ma sicura impostazione prospettica sulla scia di quella della chiesa madre di Castronovo esemplare, quest’ultimo che più le si avvicina specie nel secco e nervoso disegno degli arti superiori del Cristo e nell’attacco del braccio destro, che sembra quasi dipartirsi dalla stessa testa al di sopra del nimbo dorato”.
In conclusione - come scrive M. C. Di Natale - “l’opera dai punti di vista tipologico, stilistico e iconografico è dunque verosimilmente Da datare entro la prima metà del secolo”.
Purtroppo, nonostante un ottimo e difficile restauro, la croce dipinta ci è pervenuta in condizioni di precaria leggibilità, ma ce n’é abbastanza per rimpiangere il suo originario valore intrinseco e testimoniale.
Testo tratto dalla monografia di
Rosario Termotto, “Collesano. Guida alla Chiesa Madre Basilica di S. Pietro”, 2010, p. 111, 112.
Bibliografia: Davì, 1989, pp. 37-39 | Di Natale, 1992, pp. 24-26; 128.
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